Chiusi nelle nostre abitazioni da settimane, dopo aver guardato l’avanzare da Est a Ovest su tutto il Pianeta del numero di nuovi positivi, ricoverati, in terapia intensiva, deceduti e, per fortuna, anche dimessi e guariti, ci ritroviamo, stupiti, a guardare al futuro attraverso la sequenza dei numeri declamati ogni sera da tutti i Telegiornali collegati con la sede della Protezione Civile per la ormai rituale Conferenza stampa delle 18.
Viviamo, come se fossimo tutti esperti di statistica e di epidemiologia, parlando di curve, picchi, andamenti, tendenze e poi… chissà?
Non avevamo mai affrontato un’epidemia su vasta scala, tantomeno una pandemia globale.
E ci siamo caduti dentro alla velocità della luce, mentre eravamo corsi a goderci un po’ di sole sulle spiagge in riva al mare o sulle nevi delle nostre montagne, scappando dalle città dove il suono delle sirene delle ambulanze si impossessava sempre più del silenzio che invadeva le strade, stranamente già quasi deserte.
Dal 10 marzo u.s. l’Italia è in lockdown. E questo periodo non ci ha regalato molte soddisfazioni, se non una, inaspettata: il miglioramento generale della qualità dell’aria. Quasi una beffa: quando, praticamente, ci è vietato uscire di casa!
Ma per affrontare una crisi improvvisa, profonda e diffusa, come una pandemia globale è necessario un livello di calma, forza e resilienza che non viene richiesto normalmente.
Per riuscirci, si deve ricorrere a risorse e capacità come la speranza, l’efficacia, la resilienza e l’ottimismo; tutti elementi che conosciamo, ma che non siamo abituati a coltivare costantemente e ad allenare con regolarità.
Ma sono loro che mantengono noi stessi, i nostri team e le organizzazioni positivi, reattivi, agili; in una parola: vivi!
E qui entra in gioco il Coaching, quello “vero”, quello dell’agire, del costruire, ma anche dell’accompagnare, dell’affiancare. Certamente non quello del consolare o del semplice stare vicino, senza lavorare sulla consapevolezza, l’assunzione di responsabilità, il mettersi in gioco.
L’ottimismo
In questo primo articolo, di una breve serie di tre che ci accompagnerà in questo periodo, affrontiamo il primo dei 4 punti: l’ottimismo.
Sii un ottimista realistico – Mentre esplori e ti prepari per gli scenari peggiori, investi nell’anticipare risultati favorevoli
Ottimista sì, ma realistico!
Un percorso di Coaching deve partire dall’analisi del contesto, con i suoi punti favorevoli e quelli no. Esplorare gli scenari peggiori e avere un piano chiaro per affrontarli è essenziale.
Può, però, trasformarsi in qualcosa di paralizzante se il nostro modo di pensare e i nostri stati d’animo sono dominati dalla paura degli aspetti negativi.
Occorre trovare il tempo anche per esplorare attentamente le opportunità al rialzo per un futuro migliore che, con intenzione e attenzione, possa nascere proprio da una crisi.
Cosa possiamo imparare e quali nuove competenze possono essere sviluppate? Quali cambiamenti negli atteggiamenti mentali, nei comportamenti e nei processi possono migliorare il nostro futuro e quello delle altre persone e delle realtà e organizzazioni con cui operiamo e ci confrontiamo nella vita e nel lavoro?
Non è rilevante, infatti, concentrarsi solo su noi stessi, ma l’intera società, il modo di relazionarsi, gli strumenti operativi che siamo soliti utilizzare sono oggetto di cambiamento.
Pensiamo allo smart working, ai virtual meeting, alla solidarietà sociale verso i nostri vicini più fragili. Mai ci saremmo immaginati, forse, di andare a fare la spesa o a comperare delle medicine per il nostro vicino di casa più anziano di noi, che a stento salutavamo in ascensore, quasi forzati da una convivenza obbligatoria di poche decine di secondi in uno spazio ristretto.
Merito del Covid-19? Della quarantena forzata? Dei rischi del momento?
Forse sì. Ma ciò non vuol dire che alcuni cambiamenti posti in essere non diventino nuove “salutari abitudini” per il futuro.
L’importante è esserne consapevoli, lavorare sulla possibilità che lo diventino per scelta attiva, responsabile, non solo contingente e frutto della potente spinta di avvenimenti esterni.
La possibilità di scegliere è un dato peculiare dell’uomo. La gestione del cambiamento è nelle nostre mani, almeno per quanto è o può essere ricondotto sotto il nostro controllo.
Una buona dose di ottimismo emerge da una sana attenzione al bene che può nascere per le persone, i team, le organizzazioni e la società intera. Con un attento sguardo realistico.
(fine parte 1 di 3) – Vai alla parte 2 —>