Le Coaching Skill stanno diventando competenze ricercate e richieste in ogni manager.
Ma cosa effettivamente rende così efficace questo metodo che sta per sostituire buona parte della formazione tradizionale in ambito organizzativo?
Ebbene l’elemento chiave sta nel fatto che il metodo suggerisce tecniche e approcci al lavoro che incidono sugli aspetti comportamentali, cognitivi e attitudinali delle persone, stimolando un costante miglioramento delle prestazioni e influenzando la Motivazione, il Linguaggio (la comunicazione), la Percezione, l’Apprendimento e anche il Pensiero.
Quindi, in sostanza, le tecniche di coaching sono risultate particolarmente efficaci per…
· #motivare le persone
· #relazionarsi con vari tipi di persone e situazioni complesse
· gestire i #conflitti e capitalizzare le differenze
· potenziare #abilità
· incrementare la #produttività
· migliorare la gestione del #tempo
· sviluppare senso di #responsabilità verso il compito
· definire gli #obiettivi in modo chiaro
Nella mia attività di docente di #coaching, però, mi rendo conto che l’elemento che più di tutti fa la differenza è quello che potrei definire #Empowerment Personale che si sviluppa durante il percorso formativo e che ha un’influenza potente sulle aree professionali.
Si tratta di un processo che mette in connessione tutti gli aspetti potenzianti personali con quelli professionali. Una maggior consapevolezza di sé stimola a voler sviluppare #abilità nuove, sperimentare e sentirsi motivati al cambiamento. I manager coach di oggi hanno quella consapevolezza e hanno gli strumenti per lavorare agli obiettivi di sviluppo dell’organizzazione.
Questo non significa che il manager diventa un coach ma che ne applica tecniche e strumenti all’interno del proprio lavoro secondo modalità e tempi che ritiene utili nelle specifiche situazioni. Si tratta di avere una nuova cassetta degli attrezzi, più moderna e evoluta e… non convenzionale.
Chissà se il #coaching sarà la moda del decennio o se invece diventerà la vera rivoluzione in ambito #Management Skill… #coaching #formazione #motivazione #lavoro
-
COACHING SKILL, moda del momento o rivoluzione?
Read More » -
Lavoro Digitale, Pensiero Analogico
In un contesto interconnesso un nuovo ecosistema di relazioni sta prendendo forma e si sta letteralmente sviluppando un nuovo linguaggio e approccio metodologico al lavoro: questo processo lo chiamiamo digitalizzazione.
Lo Smart Working forzato (o remote working) che abbiamo vissuto con l’emergenza Coronavirus è una metodologia di lavoro “agile” che poggia le sue caratteristiche proprio sulla tecnologia che consente di gestire compiti lavorativi grazie all’uso di strumenti digitali sia per la connessione interpersonale che per la condivisione di processi e task.
Questo primo passo “digitale” affinché abbia un futuro di successo deve basarsi su 3 forti competenze da sviluppare:
- autonomia e responsabilizzazione del lavoratore, il quale, persa la logica del controllo per la valutazione delle sue attività, dovrà imparare a lavorare gestendo priorità e obiettivi;
- capacità di interconnessione tra digitale e “analogico”, non esisterà un processo di sostituzione bensí di integrazione;
- abilità nel poter cogliere le opportunità di raggiungere standard più efficienti e efficaci grazie a nuovi strumenti e competenze.
Questo significa attuare e agire un cambio di mentalità (mindset) che facilità e accelera questi processi. Questo cambiamento comporta:
- il cambio di mindset delle persone che sono al centro del processo. Per far questo e necessario che il cambiamento sia compreso, visualizzato e sia attuabile attraverso il coinvolgimento di tutta l’organizzazione;
- la revisione e lo sviluppo di nuovi processi, in chiave moderna;
- l’introduzione delle piattaforme tecnologiche che possono dare supporto alla produttività e alla comunicazione, in un mondo sempre più digitale.
Le persone coinvolte recupereranno il senso del loro lavoro in una chiave moderna, diventando responsabili del processo di cambiamento agendo con comportamenti proattivi e efficaci. Un risultato che dura nel tempo e rende l’organizzazione dinamica.
Il percorso di AFF, indicato per le piccole e medie aziende in fase di sviluppo, mira a rendere i team autonomi nell’ affrontare le nuove sfide supportandoli con la formazione di nuove competenze chiave nell’era digitale e con un tutoring per le figure più senior in modo che possano conciliare la nuova visione con gli obiettivi di team e siano in grado di veicolare la nuova cultura.
Richiedi una consulenza gratuita sulle nuove competenze digitali utili alla tua azienda.
Read More » -
Facile Connettersi, Difficile Relazionarsi
Stiamo imparando un modo nuovo di lavorare, da casa o altrove, in autonomia, spesso in solitudine ovvero senza la vicinanza di colleghi e collaboratori, ma sempre connessi.
Affidiamo la nostra comunicazione interpersonale alle piattaforme di video comunicazione, strumenti utilissimi per mantenere il contatto e organizzare gli impegni, ma inefficaci se gestiti in sostituzione alla relazione in presenza. Le logiche della comunicazione mediata, da remoto, sono diverse:
- la capacità di entrare in empatia può essere difficile,
- perdiamo tutta la parte di comunicazione non verbale che vale oltre il 50% di quello che trasmettiamo,
- non percepiamo facilmente le emozioni oppure vengono fraintese,
- le riunioni virtuali si trasformano in discussioni senza meta,
- nascono spesso interpretazioni errate, malistensi e poco coinvolgimento.
Ed è cosi che i team leader non capiscono cosa sta succedendo nel team, si perde il contatto con le sensazioni e gli umori e si presentano situazioni che diventa difficile anticipare o prevedere.
Mancanza di coinvolgimento, di netiquette, poca trasparenza ed efficacia della comunicazione, sono i principali problemi che derivano.
Esistono delle linee guida, dei nuovi comportamenti che ci aiutano a gestire al meglio la comunicazione mediata?
Nel percorso AFF impareremo come gestire gli strumenti digitali nel mondo della comunicazione mediata; come ogni device / piattaforma deve avere la sua specifica modalità di approccio comunicativo. Come evitare errori più comuni e imparare utili linee guida per aiutare i nostri interlocutori a sentirsi a loro agio e rendere quindi la comunicazione sempre bidirezionale.
L’obiettivo è rendere la tua comunicazione efficace anche in un ambiente ritenuto “freddo” come quello virtuale per evitare ambiguità, tipiche di quando si perde il non verbale, o fraintendimenti perché il processo comunicativo cambia, nulla può essere lasciato al caso ad interpretazione personale.
E’ un percorso aziendale formativo che attua tecniche di video- comunicazione e video speaking ma anche nuovi flussi per intercettare le informazioni chiave e quindi in grado di migliorare la consapevolezza dei messaggi di comunicazione.
Questo percorso supporta e accelera il processo di digitalizzazione interna dei collaboratori migliorando il loro modo di interagire e cooperare anche a distanza, individuando sacche di inefficienza e delicate zone d’ombra che possono a tendere diventare problematiche future.
Richiedi una consulenza gratuita sulle nuove competenze digitali utili alla tua azienda.
Read More » -
L’azienda è anche MIA!
Smart Working e Ownership dei dipendenti
Lo Smart Working costituisce, per le organizzazioni aziendali, un’opportunità per attuare moltissimi cambiamenti, sia di tipo tecnico-logistico, che organizzativo e di processo.
Inizialmente i problemi più rilevanti hanno riguardato l’organizzazione degli spazi e del tempo, ma il focus si è spostato oggi sulle relazioni con i dipendenti e le modifiche nel rapporto tra la dirigenza e i collaboratori, in una situazione di alternanza tra la presenza in ufficio e la dislocazione sul territorio.
Mantenere un alto livello di coinvolgimento, motivazione e senso di appartenenza dei dipendenti, può non risultare semplice, in questa nuova configurazione lavorativa.
Al tempo stesso, proprio l’introduzione dello Smart Working ha portato a creare una maggior autonomia e responsabilizzazione individuale, proprio a causa della necessità di lavorare, almeno alcuni giorni a settimana, lontano dall’ufficio e, anche, dai propri colleghi e superiori. Questo fenomeno, chiamato Ownership del Dipendente aumenta il senso di “proprietà” del proprio lavoro e porta a valorizzare maggiormente il proprio contributo per il raggiungimento dei risultati aziendali. Si sente, insomma, l’azienda come qualcosa, anche, di proprio.
Ma Autonomia organizzativa, Proattività e Autoresponsabilizzazione non possono essere lasciati a uno sviluppo non strutturato e anche il Ruolo e la Leadership dirigenziale devono evolvere di conseguenza, per garantire all’azienda una nuova fase ad alta efficienza.
Per questo noi proponiamo percorsi rivolti ai dirigenti, da un lato, e ai loro collaboratori, dall’altro, che permettono di sfruttare questo cambiamento profondo con lo sviluppo di maggior autonomia e responsabilizzazione e trasformarlo in un’opportunità di crescita per l’azienda nel suo complesso.
Il percorso di AFF mira a rendere i singoli e i team autonomi nell’affrontare le nuove sfide, supportandoli con la formazione di nuove competenze chiave nell’era digitale e offre alle figure dirigenziali e di coordinamento le nuove skill necessarie per implementare e veicolare la nuova cultura aziendale.
Richiedi una consulenza gratuita sulle nuove competenze digitali utili alla tua azienda.
Read More » -
3) Il ruolo del Coaching ai tempi del Covid-19 (3 di 3)
Abbiamo lasciato trascorrere del tempo, prima di pubblicare questa terza e ultima parte.
Si cominciava già a intravvedere la luce in fondo al tunnel, ma l’andamento altalenante dei contagi, in miglioramento per alcuni giorni, poi stabile, poi nuovamente in peggioramento, prima di cominciare una più costante curva discendente, ci ha fatto a lungo riflettere sul quarto punto oggetto di questa disquisizione sugli elementi fondamentali per superare la crisi generata dal Covid-19:
La resilienza
Promuovi la resilienza – Sii proattivo nell’individuare il positivo nel negativo per favorire un rapido rimbalzo dalle avversità.
L’ottimismo realistico, la speranza radicata e i miglioramenti graduali ma percettibili della fiducia ci hanno aiutato a riprenderci nei giorni brutti e nelle settimane, anzi nei mesi di crisi.
Ma si è dovuto aggiungere a questa combinazione di fattori un livello adeguato di emozioni positive; sono loro il vero carburante della resilienza.
Le emozioni positive arrivano da varie cose, anche molto diverse fra loro, ma tutte in grado di generarle: gratitudine per ciò che è buono nella nostra vita, connessione e condivisione di sfide, compassione e amore per la sofferenza degli altri, un senso di gioia e avventura mentre navighiamo verso l’ignoto, un senso di scopo e una chiamata a trascendere una crisi e, se ce ne è data la possibilità, la gioia del lavoro di squadra collaborativo per superare le sfide.Questo permette di caricare la “molla” tipica della resilienza, la capacità di piegarsi sotto sforzo e di accumulare l’energia sufficiente per ritornare alla posizione originale, senza subire deformazioni permanenti.
Ma non si può aspettare, stare semplicemente alla finestra, sperando che la situazione evolva, mentre noi ci trasciniamo in uno stato passivo.
Siamo stati bloccati a lungo in spazi ristretti, senza possibilità di agire secondo le nostre abitudini, di frequentare persone, di relazionarci con colleghi e amici, nemmeno con i parenti e i familiari che non vivevano con noi, sotto lo stesso tetto.Molti hanno anche dovuto affrontare l’angoscia del distanziamento dai propri cari, colpiti dal virus; alcuni hanno dovuto addirittura affrontare il lutto causato dalla perdita di persone affettivamente vicinissime, senza nemmeno poter dar loro un ultimo saluto, partecipare a una cerimonia funebre, accompagnarli nell’ultimo viaggio.
Senza resilienza, tutto ciò non si sarebbe potuto affrontare. Ma nessuno “studia” Resilienza. Ecco quindi dove può scattare veramente l’aiuto di un Coach: nell’accompagnare i propri coachee in un percorso di sviluppo di relisienza, non solo durante il periodo del lockdown, ma anche e, forse, soprattutto ora, in fase 2 o 3 o come la si dovrà chiamare, nella sua evoluzione a piccoli passi. Quella fase tanto attesa e avviata come successione di blocchi che autorizzano man mano a ridurre le limitazioni imposte dalle misure di contenimento adottate, ma ancora con la presenza di incertezza e di possibili arretramenti su questo percorso di liberazione.
Libertà? Oppressione
E, infatti, tutto ciò non può essere vissuto come una liberazione, un disperato anelito alla riconquista della “libertà”. Se ne sono visti gli effetti. Usciti di casa è scoppiato il fastidio, se non addirittura il rifiuto, per tutto ciò che ci impone delle limitazioni: mascherine, guanti, distanza interpersonale. Dopo mesi di assoluto rispetto di regole ben più severe (mai eravamo stati costretti a stare chiusi in casa per norma di legge) uscire, con restrizioni ben inferiori, ha scatenato una sensazione di oppressione.
Non resilienza, infatti, ma fuga dalla prigionia, con un fenomeno di rimbalzo negativo che si appoggia su elementi sopravvalutati perché percepiti come enormi, insopportabili, pur nella loro piccolezza, rispetto alle restrizioni precedenti.Il ritorno al contesto originario non sopporta limitazioni; anche quando si è stati capaci di sviluppare, grazie all’adattamento, nuovi comportamenti imposti da un contesto totalmente alterato rispetto al normale, come quello del lockdown.
È come dire che è più facile vivere nel “totalmente diverso”, che in un “normale modificato”.
Il Coaching è allenamento per il domani
Per questo abbiamo voluto ritardare la pubblicazione di quest’ultima parte; perché, come sempre avviene, il Coaching non è sempre lo strumento più idoneo per affrontare situazioni in fase “acuta”, ma risulta assolutamente efficace quando occorre sviluppare le capacità e le attitudini necessarie a raggiungere nuovi obiettivi, in presenza di ostacoli, incertezze, cambiamenti continui e imprevedibili, come il momento in cui tutto sembra tornare alla normalità, ma… il mondo ci è cambiato e continua a cambiarci sotto i piedi. Una vocazione all’allenamento per il domani, qualunque esso sia, basato sulle potenzialità, spesso inespresse, di ciascuno di noi.
E quindi, dopo l’ottimismo realistico, la speranza radicata, la fiducia e la resilienza, ecco il momento di dare il nostro contributo di Coach, accompagnando i nostri clienti nell’identificazione e nello sviluppo di tutto quanto permetterà loro di crescere, come persone e organizzazioni, in un nuovo contesto che il Covid ci sta lasciando in eredità, non come risultato passivo, ma, come avviene in natura e nelle organizzazioni sociali, come evoluzione generata sì da una crisi, ma che costituirà un ulteriore passo in avanti dell’Umanità.
Il nostro invito: scegli un Coach che ti accompagni nel percorso verso un futuro sicuramente diverso e, ci auguriamo, realmente migliore.
(fine parte 3 di 3) –
Read More » -
2) Il ruolo del Coaching ai tempi del Covid-19 (2 di 3)
A fianco dell’ottimismo realistico, di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, dobbiamo introdurre un secondo elemento, in grado di sostenerlo nel tempo, ma anche di dare la spinta alla ricerca di tutte le energie necessarie per affrontare le difficoltà del periodo e a costruire le azioni necessarie per il superamento della crisi stessa:
La speranza
Proprio lei: il secondo punto del nostro quartetto.
Costruisci una speranza radicata – Investi nella forza di volontà e nei comportamenti che mantengono viva la fiamma della speranza.
Per coltivare la speranza bisogna darsi obiettivi sostenibili e che stimolino il ricorso alla forza di volontà. In una situazione di crisi, abbiamo bisogno di definire obiettivi a breve termine che siano significativi, motivanti e adeguati alla situazione in essere.
Non possiamo definire obiettivi di medio/lungo periodo, se il futuro non è minimamente definito. Il contesto è troppo variabile, fluttua di giorno in giorno; più che definirlo liquido, potremmo definirlo aeriforme, invisibile e impalpabile, proprio come il virus stesso. Una metafora al limite del realismo!
Il secondo passo consiste nel radicare gli obiettivi immediati generando almeno tre percorsi per arrivarci. La creatività innescata dal processo generativo aumenta la convinzione fiduciosa che abbiamo l’agilità, la flessibilità e l’ingegnosità per adattare la via da seguire, man mano che gli eventi emergono o mutano con rapidità.
Non è solo questione di riconoscere gli ostacoli e gli eventuali facilitatori, permettendoci di rimanere sul percorso definito cambiando alcuni particolari, ma di mantenere un atteggiamento mentale pronto anche alla eventuale ridefinizione, in corso d’opera, del percorso stesso.Ma vediamo ora il terzo elemento fondamentale del nostro percorso di Coaching al tempo della crisi:
L’efficacia
Coltiva costantemente l’efficacia – Sostieni la convinzione e fai scelte e azioni che ti permettano di avere successo in ogni fase del viaggio.
Una scarsa sicurezza rallenta o interrompe l’azione, mentre una sana fiducia la innesca e la sostiene. Assicurati di creare, ogni giorno, sequenze di azioni che siano un tratto attivante piuttosto che un possibile fattore scoraggiante. Se hai bisogno di coltivare la fiducia, più difficile è la sfida, più piccoli dovranno essere i singoli passaggi sequenziali. Aiuta te stesso e le persone con cui vivi o lavori a riflettere su ciò che aumenterà la fiducia (chiedi “cosa ci vorrà per migliorare la tua fiducia in un risultato positivo”) in modo che ogni giorno, o anche ogni ora, porti trazione e progressi piccoli ma percettibili. Celebra, calorosamente, piccoli passi avanti per ancorare la fiducia, quando dovesse dimostrarsi fragile.
(fine parte 2 di 3) –
Read More » -
1) Il ruolo del Coaching ai tempi del Covid-19 (1 di 3)
Chiusi nelle nostre abitazioni da settimane, dopo aver guardato l’avanzare da Est a Ovest su tutto il Pianeta del numero di nuovi positivi, ricoverati, in terapia intensiva, deceduti e, per fortuna, anche dimessi e guariti, ci ritroviamo, stupiti, a guardare al futuro attraverso la sequenza dei numeri declamati ogni sera da tutti i Telegiornali collegati con la sede della Protezione Civile per la ormai rituale Conferenza stampa delle 18.
Viviamo, come se fossimo tutti esperti di statistica e di epidemiologia, parlando di curve, picchi, andamenti, tendenze e poi… chissà?
Non avevamo mai affrontato un’epidemia su vasta scala, tantomeno una pandemia globale.
E ci siamo caduti dentro alla velocità della luce, mentre eravamo corsi a goderci un po’ di sole sulle spiagge in riva al mare o sulle nevi delle nostre montagne, scappando dalle città dove il suono delle sirene delle ambulanze si impossessava sempre più del silenzio che invadeva le strade, stranamente già quasi deserte.
Dal 10 marzo u.s. l’Italia è in lockdown. E questo periodo non ci ha regalato molte soddisfazioni, se non una, inaspettata: il miglioramento generale della qualità dell’aria. Quasi una beffa: quando, praticamente, ci è vietato uscire di casa!
Ma per affrontare una crisi improvvisa, profonda e diffusa, come una pandemia globale è necessario un livello di calma, forza e resilienza che non viene richiesto normalmente.
Per riuscirci, si deve ricorrere a risorse e capacità come la speranza, l’efficacia, la resilienza e l’ottimismo; tutti elementi che conosciamo, ma che non siamo abituati a coltivare costantemente e ad allenare con regolarità.
Ma sono loro che mantengono noi stessi, i nostri team e le organizzazioni positivi, reattivi, agili; in una parola: vivi!
E qui entra in gioco il Coaching, quello “vero”, quello dell’agire, del costruire, ma anche dell’accompagnare, dell’affiancare. Certamente non quello del consolare o del semplice stare vicino, senza lavorare sulla consapevolezza, l’assunzione di responsabilità, il mettersi in gioco.
L’ottimismo
In questo primo articolo, di una breve serie di tre che ci accompagnerà in questo periodo, affrontiamo il primo dei 4 punti: l’ottimismo.
Sii un ottimista realistico – Mentre esplori e ti prepari per gli scenari peggiori, investi nell’anticipare risultati favorevoli
Ottimista sì, ma realistico!
Un percorso di Coaching deve partire dall’analisi del contesto, con i suoi punti favorevoli e quelli no. Esplorare gli scenari peggiori e avere un piano chiaro per affrontarli è essenziale.
Può, però, trasformarsi in qualcosa di paralizzante se il nostro modo di pensare e i nostri stati d’animo sono dominati dalla paura degli aspetti negativi.
Occorre trovare il tempo anche per esplorare attentamente le opportunità al rialzo per un futuro migliore che, con intenzione e attenzione, possa nascere proprio da una crisi.
Cosa possiamo imparare e quali nuove competenze possono essere sviluppate? Quali cambiamenti negli atteggiamenti mentali, nei comportamenti e nei processi possono migliorare il nostro futuro e quello delle altre persone e delle realtà e organizzazioni con cui operiamo e ci confrontiamo nella vita e nel lavoro?
Non è rilevante, infatti, concentrarsi solo su noi stessi, ma l’intera società, il modo di relazionarsi, gli strumenti operativi che siamo soliti utilizzare sono oggetto di cambiamento.
Pensiamo allo smart working, ai virtual meeting, alla solidarietà sociale verso i nostri vicini più fragili. Mai ci saremmo immaginati, forse, di andare a fare la spesa o a comperare delle medicine per il nostro vicino di casa più anziano di noi, che a stento salutavamo in ascensore, quasi forzati da una convivenza obbligatoria di poche decine di secondi in uno spazio ristretto.
Merito del Covid-19? Della quarantena forzata? Dei rischi del momento?
Forse sì. Ma ciò non vuol dire che alcuni cambiamenti posti in essere non diventino nuove “salutari abitudini” per il futuro.L’importante è esserne consapevoli, lavorare sulla possibilità che lo diventino per scelta attiva, responsabile, non solo contingente e frutto della potente spinta di avvenimenti esterni.
La possibilità di scegliere è un dato peculiare dell’uomo. La gestione del cambiamento è nelle nostre mani, almeno per quanto è o può essere ricondotto sotto il nostro controllo.
Una buona dose di ottimismo emerge da una sana attenzione al bene che può nascere per le persone, i team, le organizzazioni e la società intera. Con un attento sguardo realistico.
(fine parte 1 di 3) – Vai alla parte 2 —>
Read More » -
L’approccio di Coaching nell’innovazione e digitalizzazione d’impresa
Nell’ambito dell’incontro “Rethink your Business” organizzato da AICP (Associazione Italiana Coach Professionisti) e da ItaliaProfesssioni Unione-Confcommercio a Milano mercoledì 17 ottobre 2018, Sonia Casalicchio, Consigliere di direzione AICP e Fondatore di AFF- Attitudes For the Future ha presentato un intervento sull’uso del Coaching nell’innovazione e nella digitalizzazione d’impresa.
“L’innovazione parte da una profonda competenza e dalla capacità di immaginare e intuire il futuro emergente evitando il downloading del passato, cambiando quindi processi e adeguando abilità condivise, che guardano al futuro. Il contesto partecipativo, sia interno che verso i consumatori, è essenziale per l’innovazione e per la co-creazione di prodotti.
I ruoli delle imprese e le abilità manageriali dovranno ridefinirsi per comprendere il nuovo contesto, essere competitivi e captare in anticipo le nuove tendenze e le nuove variabili critiche.
Affinché, però, si verifichi un vero cambiamento nel mindset nell’organizzazione è necessario che esso sia condiviso, capito e co-creato.
Il coaching è un metodo molto efficace e potente per accompagnare l’impresa in questa fase evolutiva perché, lavorando sui punti di forza dell’organizzazione e sui talenti interni, avvia un percorso di consapevolezza che si trasforma in pro-attività nel co-costruire nuovi modelli e paradigmi. Migliorano così le relazioni, si sviluppa creatività, aumenta la condivisione di conoscenze, mantenendo sempre saldi i valori e la mission dell’azienda.”
Read More » -
Empowerment e Leadership al femminile all’Istituto Besta di Milano
AFF all’ Istituto I.R.C.C.S. Besta di Milano con l’associazione Be Win un bellissimo percorso sull’Empowerment e la Leadership al Femminile. 25 tra ricercatrici e medici hanno partecipato ad un evento formativo dedicato alle donne che lavorano all’Istituto. Grande la motivazione e il potenziale di questa eccellenza tutta al femminile.
L’intervento del 19 aprile ha voluto evidenziare quali abilità manageriali della leadership al femminile sono rilevanti per il contesto in questione. Attraverso le metafore delle The Coaching Maps sono emersi i valori e le potenzialità necessarie per la costruzione di una leadership efficace, in grado di valorizzare le differenze attraverso il concetto di Inclusione, caratteristica forte di questo modello di leadership.
Read More » -
I fattori del cambiamento
Sempre più spesso, quando conosciamo una nuova realtà aziendale, ci rendiamo conto di quanto siano tutte guidate da fattori simili, condividono lo stesso approccio e hanno le stesse problematiche.
Continue ReadingRead More »